La Certosa di San Martino rappresenta sicuramente uno dei luoghi di maggiore interesse artistico-culturale di Napoli. Imperdibile per chi viene a visitare la città partenopea. Scopriamo tutti i dettagli.
Fondazione della Certosa di San Martino
Il grande complesso monumentale fu fondato nel 1325 da Carlo duca di Calabria, figlio di Roberto d’Angiò, sul monte di Sant’Erasmo. Il luogo era perfetto grazie alla sua posizione sopraelevata da cui poteva dominare il golfo e poter godere di una vista a 360 gradi sulla città di Napoli. C’erano tutti i presupposti per realizzare un luogo dedicato alla vita contemplativa e religiosa.
Architettura della Certosa di San Martino
L’ architettura originaria della Certosa fu da celebri architetti tra cui, Tino di Camaino. Oggi non resta molto; ciò che osserviamo risale ad un periodo più tardo: siamo alla fine del ‘500 e inizi del ‘600.
Altri nomi sono legati ai lavori di ampliamento della struttura: ricordiamo il famoso architetto bergamasco Cosimo Fanzago, che operò fino al 1656. Durante il ‘700 ancora un altro grande architetto ci lavora: Domenico Antonio Vaccaro, che apporta un grandissimo contributo alla Certosa. Divenne così una delle più importanti opere monumentali religiose di architettura barocca e rococò della città.
Nel 1799, durante la rivoluzione, per la prima volta i certosini furono espulsi, ritornando poi nel 1804 per poi essere di nuovo cacciati nel 1807. Riammessi nel 1836, vennero poi definitivamente espulsi nel 1866 quando, con l’unità d’Italia, la Certosa passò dalla Chiesa al nuovo stato.
Dichiarato monumento nazionale, fu per volontà dell’architetto Giuseppe Fiorelli che la Certosa divenne un museo, in quanto riconobbe nella struttura il luogo più adatto a raccogliere le testimonianze della vita di Napoli e dei Regni Meridionali.
La Certosa di San Martino conta circa cento sale, due chiese, un cortile, quattro cappelle, tre chiostri e giardini pensili da cui poter ammirare un panorama spettacolare che va dal Vesuvio a Posillipo attraversando la Costiera Sorrentina e l’isola di Capri, in una veduta immersa totalmente nella pace e nel silenzio. Diciamo che solo per il suo magnifico panorama, vale la pena una visita in questo luogo.
Data la vastità dell’intero complesso museale, che si articola su due livelli, è importante, se si decide di visitarla, di organizzarsi almeno un paio d’ore, in modo da poterla vedere con tutta la tranquillità che questo luogo merita.
Fulcro della Certosa è sicuramente la Chiesa, riccamente decorata con dipinti, stucchi dorati, sculture e marmi del ‘600 e del ‘700 napoletano.
Il museo
Tra le diverse sezioni del museo, si può visitare quella presepiale dove è conservato il più noto dei presepi napoletani: il “presepe Cuciniello”, con la sua monumentale raccolta di pastori, animali e nature morte. Un’altra sezione da non perdere è la sala dei “Ricordi storici” del Regno di Napoli, dove ritroviamo testimonianze della storia politica, economica, sociale e topografica del regno di Napoli attraverso dipinti, sculture, arredi, medaglie, miniature, armi, cimeli. Imperdibile anche la “galleria dell’Ottocento” in cui sono esposti ben 950 dipinti della famosa Scuola di Posillipo.
Immancabile la visita ai due chiostri: il Chiostro Grande con arcate in marmo, che corrono lungo tutto il perimetro del cortile, e da una magnifica balaustra sempre in marmo (questo luogo veniva usato come cimitero dei certosini) e il Chiostro Piccolo o anche detto Chiostro dei Procuratori che porta verso i giardini e alla maestosità del paesaggio sul golfo di Napoli.
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